lunedì, settembre 29, 2008

Sentiva il mare sotto i segmenti che con ritmo inappuntabile venivano ingurgitati dal muso della sua cavalcatura. Flussi,storie, pensieri colorivano il breve orizzonte cittadino. Ognuno combatteva la sua battaglia nel rombo di un semaforo. Fretta, calma, stasi, dinamica. Pronti, distratti, è questione di un attimo e tutto finisce. Troppo veloce per le domande ma troppo lento per la verità. Perchè la luce è un’altra cosa. E noi possiamo vederla ma non capirla. Ma certo vederla è già qualcosa.

A volte ci si addormenta tra guanciali dorati e ci si risveglia intorpiditi. Altre, quando ci si trova trafitti da tante spine da farci svenire, al risveglio tutte le ferite sono guarite e la pelle dove prima dimoravano le ferite è più sana e forte. La domanda ci è stata donata per avvicinarci all’assoluto. Al fine di infinite domande e risposte possiamo scorgere il caos. Tutto accade, ma il motivo è solo la nostra versione dei fatti. Sono occhi vitrei che ci fissano, senza né rabbia né amore. Siamo noi a creare la rabbia e l’amore veicolando il mondo che ci veicola, e nessuna generalizzazione, per quanto dominante, può cancellare l’innata spinta creatrice dell’uomo. Io questo credo.

Da - Rose e puttane –

Julian

domenica, settembre 07, 2008

Santissima dei Naufragati - Vinicio Capossela


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La nave battè sul fianco sinistro, non c’erano scogli, ma sbatteva, e il mozzo si chiedeva il perché, anche il capitano si chiedeva il perché, ma nessuno guardava dove bisognava guardare. Il cuoco, grasso e panciuto, girava il suo mestolo in una pentola vuota giù in cambusa eppure per lui tutto intorno l’odore di zuppa rendeva il mondo un po’ più acquoso. Forse perché dalle falde che si aprivano tra le travi l’acqua accompagnava il sale fino ai suoi piedi.

La vedeva il cuoco, la vedeva accanto a lui sorridere indecisa eppure lei non era lì o forse….Il Capitano abbandonò il timone, la pipa si spense quando l’onda lo prese in pieno, sapeva,fin da cadetto, che il giorno che la pipa si sarebbe spenta avrebbe visto qualcosa di ultimo,qualcosa che sarebbe rimasto fermo, la sua immagine fu il mozzo che ballava sul ponte ridendo, ballava bel giovane mentre lui scivolava nel nulla del mare scuro. Cosa vide il cuoco allora?

La vide, la sua dolce o vide tra le falde il capitano, o semplicemente vide l’acqua ormai sopra le ginocchia, che suono celestiale hanno le vele che si strappano e le travi che si sfasciano, una nave, un mozzo, un capitano e un cuoco; perché fossero lì, chi avesse in mano la loro rotta era incerto ma ora potevano fare quello per cui erano partiti, ora era possibile morire e risorgere al contempo, forse perché quel tempo era, quel tempo era l’ultimo che gli era rimasto.



Julian

venerdì, agosto 29, 2008

E concludiamo la saga MASADA, con quella che a mio avviso è la più potente e avvincente delle sue vaire incarnazioni: L'Electric Masada. Qui il volume sale, la situazione si fa elettrizzante (perdonate la battutaccia) e anche più ingarbugliata, soprattutto nei momenti di libera improvvisazione, nei quali Zorn indica, letteralmente al volo, chi deve suonare e chi no.
Un esperienza devastante, soprattutto dal vivo.
Masada si conclude qui, ma non si esaurisce la vena Zorniana.
Presto su questi schermi altri lati del prisma musicale Newyorkese.

mercoledì, luglio 23, 2008

Playlist 2.2


Cosa succede, poi, se al Masada String Trio aggiungi uno dei migliori chitarristi viventi, Marc Ribot; il batterista di fiducia, Joey Baron e un percussionista folle e geniale come Cyro Baptista? Succede il Bar Kokhba, ovvero ancora una volta le composizioni del MasadaSongbook; questa volta centrifugate in una perfetta commistione di poliritmi (più polipi ritmici che altro), puntiglismi e sfuriate degli archi, con in più la perfetta capacità di essere contemporaneamente sullo sfondo e in prima fila di quel genio di Ribot.

E non è ancora finita qui..

mercoledì, luglio 09, 2008

Playlist 2.1

Ma Masada non è, soltanto, un gruppo. Masada è una raccolta di 800 brani che Zorn ha raccolto in due libri (Masada songsbook 1 e Masada songsbook 2 : The Book of Angels); con l'intento di vederli eseguiti dagli ensemble più disparati.
Qui vediamo all'opera il Masada String Trio, ovvero: Mark Feldman violino, Erik Friedlander violoncello e Greg Cohen contrabasso oltre a Zorn nella veste di direttore (osservate come indica anche i momenti di improvvisazione). Dal vivo sono semplicemente meravigliosi. Continua..

giovedì, luglio 03, 2008

Playlist 2.0

Il 2007 è stato un anno di scoperte musicali (come tutti gli anni d'altronde), e qui arriva il primo "Migliore" a Parimerito:
Miglior concerto 2007: Masada Festival, all'Auditorium Parco della Musica di Roma; a parimerito con Joanna Newsome, al Circolo degli Artisti.

Partiamo dal Masada:
Masada è un progetto di John Zorn, compositore sassofonista americano ebreo. Specifico ebreo perchè la sua musica è un calderone di influenze ( jazz, avanguardie, rock, metal, musica per film, classica, eccetera) sapientemente innestate su dei brani costruiti con scale e melodie Klezmer, ovvero della tradizione Ebraica.
Zorn attraversa gli ultimi vent'anni di musica circondandosi di una truppa di musicisti fenomenali. Praticamente tutti i migliori della scena New Yorkese dagli anni '80 in poi.
Masada è il suo progetto principale, inizialmente un Quartetto con lui al sax alto, Joey Baron alla batteria, Greg Cohen al basso e Dave Douglas alla tromba:

mercoledì, febbraio 13, 2008

Playlist


Il post precedente innaugura il nuovo giochino del Blog:
Playlist 2007: Le migliori.. e I Migliori dell'anno passato.

Quello dei Nido Del Cuculo è il video più divertente che ho visto nel 2007.



Partecipate, partecipate, partecipate.

Booooooia allucinazzione immensa!

Nella seriosa tradizione di questo Blog, vi consiglio caldamente di guardare i video di questi geni del Nideo Del Cuculo..e presto su questi schermi i Teletubbies.

Buona visione.

lunedì, gennaio 28, 2008

Quante Musiche conosci?
( The Vegetable Orchestra )



Esistono lingue in cui non c'è una sola parola per dire ciò che noi chiamamiamo: "Musica"; esistono luoghi in cui ogni "musica" (rigorosamente minuscolo) è legata indissolubilmente al suo uitilizzo.

Ci sono musiche per pregare, musiche per ballare, musiche per piangere e musiche per giocare.


Gli Inuit del nordamerica hanno un gioco tradizionale che consiste nello sfidarsi in un canto gutturale l'uno di fronte l'altro




In ogni luogo la musica è un elemento fondante dei rituali sociali e religiosi, la vita spirituale è scandita dai canti siutali (Jingle Bells come i Raga indiani o i tamburi dei riti Voodoo), ci sono le musiche da tappezzeria ormai ovunque, dischi perfetti per l'ascensore o il centro commerciale; non a caso quel gran genio di Brian Eno pubblicaò Ambient Music for Airports, un disco pensato per essere diffuso nelle sale d'attesa degli aeroporti, insistendo sulla necessità di una musica da tappezzeria di qualità.


Il gioco e il rito sono senza dubbio i luoghi nei quali la musica come elemento tra gli altri trova la sua naturale collocazione:


La danza delle Spade del nostro Sud










la capoeira in Brasile, dove ci si sfida in una danza rituale, mimando (a volte neanche troppo) una lotta retaggio dell'era schiavista, al ritmo di percussioni naufragate sulle coste del sud america direttamente dalle spiagge dell'Angola















La pizzica del Salento, magico rituale curativo, che serviva a spurgare il corpo dal veleno della taranta; i gospel del sud degli stati uniti, che servivano a ricompattare una nazione deportata e schiavizzata e a tenere lontani i veleni delle tarante razziste; i canti di lotta dei partigiani che aiutavano a tenrsi caldi nelle fredde notti montane e servivano a scacciare il veleno delle serpi nazifasciste; i canti di lavoro di ogni latitudine che hanno lo scopo di scandire il ritmo dell'attività lavorartiva e alleviare la fatica.

Ogni momento della vita sociale degli uomini è stata accompagnata da un suono, un canto, una musica di riferimento; nonostante i tentavi di anestetizzare il bisogno di socialità e di spiritualità che viene veicolato attraverso la musica, tentativo messo in atto da biechi e insulsi burattini del "mercato globale" che ci vuole tutti chiusi in una stanza ad ascoltare le stesse cose, senza capacità critica e che allontana la musica dalla nostra quotidianità riducendolo a prodotto di bassa categoria di iper mercato

(tanto per fare un esempio)


nonostante questo, dicevo, esistono ancora delle zone franche in cui la musica diventa mezzo per realizzarsi e per celebrare riti più o meno laici.


Quindi, quante musiche conoscete? Io ho le mie musiche per fare la doccia ( TOOL, Yann Tiersen); le musiche da degustazione (Zorn, Beethoven); le mie musiche da ascolto "spirituale" (Scelsi, Gould, Coltrane); le musiche per il cazzeggio ( Elio, Raffaella); le musiche per la macchina (Califone, J.Brown); musiche per ballare (Chemical Brothers, Pizzica); musiche per il cuore (Radiohead, Mozart); musiche per il cervello (J.Cage, Berio, Zorn).. e tante altre, voi?

lunedì, gennaio 21, 2008

Sono tornato



Torno con una domanda:

Da una recente chiacchierata su un forum, mi è sorta questa domanda:

quali sono a tuo giudizio i 5 gruppi musicali più influenti? (a voi interpretare questo :"influenti").

Si dia inizio alle danze, (e ben tornato a gneopompeo)