martedì, settembre 26, 2006

Anima Latina



Cosa ti dicevo mai? A che punto ero?

il disco della voce.

questi strani vuoti della mente mia.
il disco dell'assenza della voce.


Anima alzati apriti abbracciala abbracciali abbracciati


il disco della parola svuotata del significato.

Allontaniamoci verso il centro dell'universo

il disco dalle parole significative.

Mogol è un genio o un cialtrone?
Battisti è un geniale cialtrone.

Anonima la casa, anonima la gente, anonimo anch'io

Il ragazzo riccio del paesino della sabina, volato via da una terra arida, ignorante, che non lo amava.
Arrivato in una Roma così diversa, così poco metropoli, luogo in cui una generazione di giovani figli del boom andavano a cercare un futuro moderno e modernista, portandosi dietro i loro paeselli.
Il ragazzo che appena potrà fuggirà lontano da questa Roma cialtrona.
E costruirà la sua isola.Lui così distante, una voce così distante.
E ancor più solo, senza loro e te, io disperato con un mantello alato sopra un monte corro e a braccia aperte e ad occhi chiusi gettandomi, come posso, mi soccorro
Il disco dell'anima, così vicina, che risplende su una voce così lontana.

E per trovarla quell'anima inseguita da Poggio Bustone in giro per il mondo Lucio parte, prima sale su un'astronave fatta di Basso & Batteria e và lì dove l'anima stà incendiando le gambe i culi e the Souls, dell'America di nero Funk.
E quando quel suo pianto, patetica risposta al mio no divenne un loden verde che in un angolo di strada cancellò, soffocai la mia sensibilità dietro la statua della libertà.
Ma non basta, il viaggio riprende e scende giù, altra terra invasa, evasa, di incontri scontri La vita dentro agli occhi dei bambini denutriti, allegramente malvestiti quel Sudamerica invaso e pervaso E s'agita nel sangue delle genti dai canti e dalle risa rinvigorite Gli indios, gli Spagnoli Gli Americani i soliti Italiani, e ancora Inglesi, Francesi..per finire nel grembo di grosse mamme antiche dalla pelle marrone. che nessun detersivo potente può aver veramente sbiaditi.
E tutto si riflette negli occhi (e nell'assenza di una voce) di quel giovane, un giovane triste che cerca, e non si ferma e non trova se stesso, e si ritrova solo in quell'assenza
Ma io avrò cercato solamente altrove quel contatto che qui non trovo, che qui non ho...
Quella voce che si nasconde nelle pieghe del suono.
Io so che incertezza uccide ogni ebrezza che nasce in noi.
Un suono che parte da qui, da quest'Italietta patria di una magia semplice e misteriosa, quell'idea della melodia che parla al core, così cialtrona, ancora una volta, e così irresistibile.Un suono che si riconosce nell'algida Albione terra di evoluzioni e elettricità, Suono che attraversa l'oceano e arriva nella patria di tutte le musiche del'900: l'America; l'America che Lucio guarda con gli occhi del bimbo che stupisce davanti ai grattaceli e di fronte ad un suono splendente, come il gioco d'infanzia.

E s'agita nel sangue delle genti dai canti e dalle risa rinvigorite che nessuna forza, per quanto potente, può aver veramente piegate.

Ma il suono di Lucio è soprattutto quel suono Brasiliano di Veloso e Gilberto Gil che combattono le armi spianate con il loro Suono che ride e fà ballare, e si sà che quando il culo si muove il cervello e l'anima gli vanno dietro.

Alzati in punta di piedi
Appoggiati contro di me.

E Lucio torna in Italia e butta tutto dentro il suo calderone, e crea il miracolo, la sintesi della sua melodia, del brasile che soffre e balla, dell' America e il Nuovo mondo,una musica viva;ma ancora una volta Lucio risplende nell'assenza, sà che la sua forza è l'assenza; il non appartenere a nessun luogo attraversandoli tutti,
E' una vela... è una vela la mia mente prua verso l'altra gente vento, magica corrente...
e Mogol amico fedele lo insegue e scrive i suoi versi più sospesi, leggeri, quasi slegati uno dall'altro; li regala all'amico quasi incompleti, fili colorati che Lucio saprà annodare.

Se ne andrà molto presto. Qualche frutto darà forse ancora... Generosa talvolta com'è la natura. Ah! Se avessi il tempo per amarti un po' di più.

Qui per la prima volta la voce si nasconde, gioca a farsi gutturale, e plana su tutto il resto, vortica e improvvisamente si rialza e si fà leggera e inconsistente.
Lucio accarezza le orecchie di un popolo abituato a parole urlate o declamate; comunque sempre in primo piano, sempre lì a reclamare la superiorità del dire.
Lucio racconta i colori e gli amori rimastigli impressi negli occhi con l'assenza delle parole, trattando la sua voce come uno strumento qualsiasi, giocando con (nell') assenza della sua splendida, trasparente (non)voce.

Tra i fili di un tessuto di riti e paure, di rabbie e di preghiere.
Siamo, siamo, siamo, siamo vivi e dobbiamo restarlo perchè:
programmare una vita in un giorno vuol dire morire









(tutti i versi in verde sono di Mogol, da :"Anima Latina" di L.Battisti)

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